LE ASSICURAZIONI: “O RIPARI DOVE DICO IO, O TI PAGO COME VOGLIO IO”. I GIUDICI STRONCANO IL RICATTOmartedì 14 ottobre 2014 11.38Ennesimo giudice che fa a pezzi il teorema sballato di alcune compagnie di assicurazione.

“O ripari dove dico io, o ti pago come voglio io”. Si moltiplicano le sentenze che stroncano il ricatto di certe compagnie nei confronti degli automobilisti: quando hai un sinistro – è la tesi sballata di talune assicurazioni – devi andare a far riparare l’auto dal mio carrozziere convenzionato. Solo in questo caso, secondo loro, potrai avere un risarcimento totale e immediato. Se invece vai dal carrozziere indipendente, allora “ti pago come e quando dico io”. E ti pago (… ma va?) meno del danno. La chiamano “riparazione in forma specifica”, un giro di parole per inventarsi una “roba” contraria ai principi generali del diritto civile e alla logica dei contratti assicurativi. Oltreché contraria al buon senso.

Non ripari dove dico io? Allora o ti piazzo una bella franchigia che resta a carico tuo o addirittura “ti pago quanto pagherei il mio riparatore fiduciario”, cioè sicuramente meno del danno che hai riportato, e ti devi fidare sulla parola, perché solo l’assicuratore sa quanto avrebbe pagato il suo preteso “fiduciario”.

Qual è l’obiettivo? Facile: controllare le riparazioni, la manodopera, i pezzi di ricambio. La scusa è facile: voler abbassare i prezzi evitando che le auto vengano riparate da quei “ladri” di carrozzieri indipendenti, i quali, si sa, gonfiano ad arte gli indennizzi. Ma, come detto in apertura, i giudici per fortuna si mettono di traverso, dando una lettura della legge esatta e uniforme.

Il caso più recente

La sentenza in questione è la numero 4439 resa nota il 26 settembre 2014: l’ha emessa il Giudice di pace di Torino, terza sezione, dottor Francesco Fontana. La battaglia legale ha per protagonista una carrozzeria di Torino. Che ha combattuto contro Unipol. Oggetto: l’interpretazione del contratto Rca, in caso di danni per riparazioni a seguito di un sinistro. Un automobilista, dopo l’incidente, aveva regolarmente ceduto il credito al carrozziere indipendente. Motivo per cui Unipol non aveva interamente risarcito l’automobilista. La ragione? Il teorema sciocco: “O ripari dove dico io, o ti pago come voglio io” e l’automobilista non aveva portato a far riparare l’auto dal carrozziere “convenzionato”.

La pretesa assurda

Cosa ha fatto di così grave l’automobilista? Per Unipol, ha violato il contratto. Che dice: devi andare a far riparare l’auto nel centro convenzionato Unipol. Del circuito Presto e Bene. A parte che sulla riparazione fatta presto e bene ci sarebbe da scrivere un’enciclopedia, in realtà l’automobilista ha la massima libertà di scelta: può rivolgersi a qualsiasi carrozziere. Si chiama libertà ed è una parola meravigliosa, utilizzabile nel diritto, nella vita, libertà a letto quando si fa sesso, nella manifestazione di parola, nelle proprie credenze politiche etiche e religiose. Queste Assicurazioni che vogliono limitare la libertà devono essere assolutamente arginate, attraverso una civile contestazione sul web. E quei carrozzieri che hanno gli attributi per impegnarsi in una lunga e stancante e costosa lotta legale contro le Compagnie (c’è un bello squilibrio in fatto di forze e di risorse) vanno solo ringraziati. È una battaglia a favore della libertà che fanno per se stessi, ma pure per tutti noi che lavoriamo. Quelle sentenze sono precedenti giuridici di tutto rispetto: si inquadrano peraltro in una giurisprudenza che ha già visto altre corti, fra cui la Corte di giustizia europea e la Cassazione, esprimersi a favore della suddetta libertà. Chiudendo con il caso di cui sopra, Unipol deve sborsare 280 euro di a favore della carrozzeria indipendente, cessionaria del credito.

Fonte: www.unarca.it

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