VITTORIA ASSICURAZIONI: ANCORA CLAUSOLE CONTRO LA CESSIONE DEL CREDITO E MINACCE DI INFONDATE AZIONI LEGALImartedì 2 agosto 2016 17.32Con una recente comunicazione la compagnia ha negato il consenso alla cessione del credito.
Siamo venuti in possesso di una recente comunicazione inviata ad un danneggiato da parte di Vittoria Assicurazioni nella quale si nega il consenso alla cessione credito e si ipotizzano  azioni  per il recupero del pregiudizio arrecato, in caso ne derivino maggiori esborsi “non tecnicamente giustificabili”.
 
Sulla vicenda abbiamo contattato per un parere l’ufficio legale di ANC Confartigianato che segue da tempo le vicende della c.d. “Clausola Vittoria”.  Su sua la segnalazione all’Antitrust, infatti,  la compagnia ha già dovuto modificarla una prima volta, consentendo il pagamento diretto anche del carrozziere di fiducia del danneggiato, seppur con delega e non su cessione del credito.
 
In merito al  danno che si richiede nella comunicazione, l’ufficio legale  rileva che la compagnia non può mai subire un danno a causa della cessione del credito; quindi la clausola che lo prevede  è inutile. Se il cessionario chiede somme che non gli sono dovute, la compagnia semplicemente non gliele dà. Se poi il cessionario fa causa e gli sono riconosciute dal giudice, non si può parlare di un danno arrecato dal giudice.
 
Rimane comunque il fatto che, come ha giustamente notato la sentenza del giudice di pace di Catania, le compagnie non possono regolare contrattualmente le conseguenze di un risarcimento per fatto illecito. Il fatto che il soggetto che deve essere risarcito sia anche l’assicurato non cambia la natura del rapporto da risarcimento a indennizzo contrattuale. Nel risarcimento diretto infatti la compagnia è coinvolta solo in sostituzione di un’altra compagnia e non  in proprio: dunque non può regolare contrattualmente l’adempimento di un suo obbligo di legge.
 
In ultima analisi, quindi, è parere del legale che, rispetto al contenuto della comunicazione in questione, il danneggiato non dovrà temere nulla perché la compagnia non gli farà mai causa in quanto sa che, se lo facesse, la perderebbe.  
 

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